Evoluzione normativa

Cosa

L’Unione e gli Stati membri, con l’impegno di rendere l’economia più sostenibile, hanno identificato 17 obbiettivi di sviluppo sostenibile, incentrati sui fattori ambientali, sociali e di governance (ESG), e, allo stesso tempo, hanno posto l’obbligo, per talune categorie di imprese, di includere nella relazione sulla gestione le informazioni necessarie alla comprensione dell’impatto dell’impresa sulle questioni di sostenibilità e del modo in cui queste influiscono sull’andamento dell’impresa, sui suoi risultati.
La nuova Direttiva ha l’obiettivo di incrementare quantità, qualità e comparabilità delle informazioni di sostenibilità delle imprese a disposizione degli operatori finanziari.
I dati dovranno essere riportati sulla base di standard comuni di reporting, sviluppati secondo il principio della doppia materialità, in base al quale le imprese devono comunicare sia i rischi ESG a cui sono esposte, sia gli impatti negativi delle attività aziendali sui fattori di sostenibilità.
Le informazioni divulgate dovranno essere assoggettate ad audit.

Le informazioni sulla sostenibilità non sono più qualificabili come “non finanziarie” ma hanno un chiaro impatto sul piano finanziario dell’impresa.

Chi e Quando

Il regolamento si applicherà in quattro fasi:

  •  nel 2025, comunicazione sull’esercizio finanziario 2024 per le imprese già soggette alla direttiva sulla comunicazione di informazioni di carattere non finanziario
  • 2026, comunicazione sull’esercizio finanziario 2025 per le grandi imprese* attualmente non soggette alla direttiva sulla comunicazione di informazioni di carattere non finanziario
  • nel 2027, comunicazione sull’esercizio finanziario 2026 per le PMI quotate (a eccezione delle microimprese), gli enti creditizi piccoli e non complessi e le imprese di assicurazione captive
  • nel 2029, comunicazione sull’esercizio finanziario 2028 per le imprese di paesi terzi che realizzano ricavi netti delle vendite e delle prestazioni superiori a euro 150Mln nell’UE, se hanno almeno un’impresa figlia o una succursale nell’UE che supera determinate soglie

* più di 250 dipendenti, un fatturato di euro 40 Mln e un attivo di euro 20 Mln

La filiera di approvvigionamento,
tutte le aziende di un indotto industriale, da subito

Un’organizzazione che vuole rispettare gli standard di sostenibilità deve verificare che anche i propri fornitori pongano la giusta attenzione a questi aspetti, al fine di non vanificare gli sforzi compiuti per rendere un prodotto o un servizio conforme alle aspettative dei portatori di interesse.

Integrare la sostenibilità nella filiera di approvvigionamento è diventato un requisito essenziale per le aziende, implica un processo di selezione e valutazione dei parametri ESG in fase di qualifica e in fase di esecuzione di un contratto, volto a garantire che i prodotti e i materiali siano provenienti da fonti sostenibili, tracciabili e conformi agli standard ambientali e sociali.

Attraverso un approccio sostenibile che coinvolga anche la supply chain è possibile dimostrare agli stakeholder il proprio impegno verso la sostenibilità e l’attenzione verso un prodotto o un servizio che abbia le qualità e le caratteristiche richieste dal mercato.

Il 25 settembre 2015 l’Assemblea generale delle Nazioni Unite adotta l’”Agenda 2030” per lo sviluppo sostenibile, sottoscritta da 193 Stati. Sono identificati 17 obiettivi di sviluppo sostenibile (SDGs), declinati nelle tre dimensioni della sostenibilità: economica, sociale e ambientale (ESG). Fra gli obbiettivi: orientare i flussi di capitale verso investimenti sostenibili.
Il 5 ottobre 2016, l’Unione approva l’”Accordo di Parigi”, volto a rafforzare la risposta ai cambiamenti climatici, rendendo i flussi finanziari coerenti con un percorso di sviluppo a basse emissioni di gas ad effetto serra e resilienti ai cambiamenti climatici, ha fra gli obbiettivi: realizzare un’Unione a impatto climatico zero entro 2050.
Nel dicembre 2019 viene pubblicato lo European Green Deal, strategia che mira ad integrare stabilmente la sostenibilità in tutte le politiche ed i programmi dell’UE.

Le tappe

Il Regolamento UE 2020/852, introduce la tassonomia, ovvero la classificazione che esplicita per ciascuna attività economica i criteri tecnici in base ai quali essa contribuisce agli obiettivi ambientali dell’Unione Europea.
La Direttiva 2022/2464 del 14/12/22, Rendicontazione societaria di sostenibilità (Corporate Sustainability Reporting Directive – CSRD), che aggiorna la Direttiva 2014/95 Non Financial Reporting Directive (NFRD), obbliga talune categorie di impresa(1) a dare disclosure delle informazioni necessarie alla comprensione del modo in cui le questioni di sostenibilità influiscono sulla attività dell’impresa, nonché informazioni necessarie alla comprensione dell’impatto dell’impresa sulle persone e sull’ambiente.

Il Settore Finanziario diviene uno dei principali attori della transizione sostenibile (Action Plan on Financing Sustainable Growth, marzo 2018) e destinatario di provvedimenti volti a massimizzare la trasparenza dei mercati e l’integrazione dei criteri ESG nei prodotti e nei processi di investimento.
Il Regolamento UE 2019/2088, relativo all’informativa sulla sostenibilità nel settore dei servizi finanziari (Sustainable Finance Disclosure Regulation – SFDR), introduce obblighi di disclosure su rischi e impatti di sostenibilità delle politiche d’investimento e dei prodotti per i partecipanti ai mercati e per i consulenti finanziari.
A partire dal 2021 i fattori ESG diventano indici nella fase di valutazione del merito creditizio e successivamente in fase di monitoraggio del credito e, a partire dal 2022, fra i fattori di valutazione di una banca viene applicato l’indice GAR (Green Asset Ratio).

Il Regolamento UE 2022/1256 ha modificato il Framework Solvency 2, ovvero i requisiti di capitale e di gestione del rischio cui devono sottostare le compagnie di assicurazione, prevedendo la considerazione dei rischi di sostenibilità nei processi di internal governance, nella gestione dei rischi e nei processi decisionali di business che devono essere integrati nella risk map assicurativa.

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